Cinquant’anni e una nuova visione: la Sinfonica Abruzzese celebra Tchaikovsky ai Cantieri dell’Immaginari

Scritto da il Luglio 20, 2025

Un’orchestra corale, il pianoforte di Giuseppe Albanese, la direzione di Jacopo Sipari.

E lo sguardo rivolto verso l’alto.

Courtesy ISA – Istruzione Sinfonica Abruzzese

Un anniversario importante, un luogo simbolico, una promessa per il futuro. Ieri sera, sulla gremita scalinata di San Bernardino a L’Aquila, l’Istituzione Sinfonica Abruzzese ha festeggiato i suoi cinquant’anni di attività con un concerto evento nell’ambito del festival I Cantieri dell’Immaginario. A dare corpo e anima alla serata, un’orchestra unica nel suo genere, formata per l’occasione dai professori della Sinfonica affiancati dai giovani studenti dei tre Conservatori abruzzesi e dall’Orchestra dell’Associazione “Fedele Fenaroli” di Lanciano.

A pochi minuti dall’inizio, il neo presidente dell’Istituzione, l’Architetto Alberto Mazzocco, ha voluto rivolgere un saluto al pubblico: “Vogliamo fare della musica un bene condiviso, non solo nei teatri ma nei luoghi della vita quotidiana, nelle piazze, nelle strade, ovunque ci sia possibilità di incontro. La musica parla un linguaggio universale. Questo concerto è l’inizio di un nuovo capitolo, con lo sguardo rivolto verso l’alto, come questa scalinata che ci ospita.”

Il Maestro Ettore Pellegrino, da tempo ormai direttore artistico della compagine abruzzese, precisa che “Il primo concerto dell’Istituzione fu il 21 Aprile 1974 con un programma tutto dedicato a Beethoven: La sesta Sinfonia “pastorale” e il IV Concerto per Pianoforte e Orchestra.”

Con palpabile emozione, la serata può iniziare.

Poi, il silenzio. E la musica di Tchaikovsky ha iniziato a riempire l’aria, con la sua potenza capace di arrivare ai cuori di tutti.

Sul podio, il M° Jacopo Sipari di Pescasseroli, giovane direttore abruzzese, bacchetta ferma e visione chiara, ha guidato la grande orchestra con energia e precisione, trasformando ogni movimento in un racconto.

Al pianoforte, Giuseppe Albanese ha firmato un’interpretazione elegante e profonda: i suoi tasti accarezzati sembravano dialogare con il vento tra le foglie, quasi a inseguire un pensiero leggero, una memoria lontana. E chi, tra le oltre duecento persone in platea, non ha sentito per un attimo riemergere quelle scale scese di corsa, quel treno perso per due minuti, quella vita che scorre sotto le dita e quel rombo dei timpani, così simile ai battiti del cuore?

E non è un caso, l’accostamento della V Sinfonia di Tchaikoskvy al concerto per pianoforte: un’esplorazione del tema del destino e della lotta dell’individuo contro se stesso. Una ricerca di speranza e redenzione che intercorre in tutti e quattro i movimenti della sinfonia.

La musica scorreva e sembrava trasformare il tempo: era primavera, o forse estate, su una riviera immaginaria, tra onde lente e luci sfocate.

E così, senza didascalie né spiegazioni, la musica di Tchaikovsky ha detto tutto: dolore, bellezza, malinconia, speranza. Ci ha ricordato chi siamo, anche senza nominarlo. E che, in fondo, la musica del mondo è tutta lì, a portata d’orecchio e di cuore.

La musica è viva. Buon compleanno, Sinfonica Abruzzese: mezzo secolo e non sentirlo.

 

Articolo di Silvia Monti

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